di Salvo Barbagallo
Alla Sicilia interessa lo scontro Obama Putin? Probabilmente molti Siciliani (e anche Italiani) non si pongono il problema, trattandosi di questioni che sono al di fuori della sfera “nazionale”. E pur tuttavia siamo convinti che l’attuale, pesante tensione tra USA e URSS che si è venuta a determinare negli ultimi giorni ai Siciliani (soprattutto) dovrebbe interessare.
Lo scenario attuale e quello futuro presenta molte incognite, e lo si comprende bene evidenziando anche le dichiarazioni che il segretario della Nato Jens Stoltenberg ha rilasciato a Marco Zatterin per il quotidiano La Stampa: Nel 2018 un contingente di soldati italiani sarà inviato al confine europeo con la Russia. «Sarete parte di uno dei quattro battaglioni dell’Alleanza schierati nei Paesi baltici» (…) una presenza «simbolica» che serve a dimostrare che «ci siamo e siamo uniti», che «abbiamo una difesa forte che garantisce la deterrenza», (…) La chiave è la deterrenza (…) «Abbiamo triplicato la dimensione della forza di risposta rapida, con otto quartieri generali nell’Europa centro-orientale. Ci sono i quattro battaglioni nelle repubbliche baltiche. Sono difensivi e proporzionati (…).
Questa la situazione al nord. E al Sud? Giordano Stabile, inviato de La Stampa a Beirut, scrive: I parà russi si lanceranno sopra El Alamein e si uniranno alle forze speciali egiziane arrivate via terra. Le manovre militari «Protettori dell’amicizia» cominceranno all’alba del 15 ottobre. Lo scenario è quello di un massiccio attacco terroristico da uno «Stato vicino», cioè la Libia, con «gli amici» russi chiamati ad aiutare le truppe del Cairo (…) L’avventura siriana ha messo Vladimir Putin alle corde davanti all’opinione pubblica mondiale. Ma in Medio Oriente comincia a pagare. La sua difesa a tutti i costi di Bashar al-Assad va oltre la Siria. La propaganda filo-russa insiste su un punto: la Russia, a differenza dell’America, «non abbandona mai i suoi alleati». Questo atteggiamento ha aperto allo Zar numerose porte. E gli ha permesso di riportare la sfida agli Stati Uniti su tutti i livelli (…) Il presidente russo segue le linee strategiche zariste. Controllo del Mar Nero con la base di Sebastopoli in Crimea, del Mediterraneo orientale, del Mar Baltico, dove l’enclave di Kalinigrad, l’ex Koenisberg di Immanuel Kant, è stata trasformata in una fortezza e dove sono arrivati i missili con capacità nucleare Iskander. Siria ed Europa orientale si legano in un disegno ambizioso di sfida alla superpotenza americana (…).
Abbiamo sostenuto in più circostanze che il futuro della pace si giocherà nell’area del Mediterraneo, e in questa area ci sta la Sicilia che non ha di certo battaglioni di militari italiani di stanza sul suo territorio, ma solo basi stabili (quasi tutte) “made in Usa”, da Sigonella a Niscemi, da Augusta a Trapani. In realtà è una Sicilia, un’Isola fortemente armata, ma con assoluta predominanza “straniera”, anche se la “presenza straniera” strumentalmente viene spacciata spesso per “partecipazione Nato”. Il Muos di Niscemi ne è una dimostrazione pratica, la Naval Air Station USA di Sigonella costituisce ulteriore riprova, eccetera. Come scrive ancora La Stampa La tensione tra Usa e Russia non accenna a diminuire. A partire dalla crisi Ucraina, passando per gli episodi di hackeraggio per finire alla Siria sembra ormai tornata a tutti gli effetti la «guerra fredda». Il presidente Putin ha puntato il dito contro Obama sostenendo che è «molto difficile dialogare con l’attuale amministrazione statunitense. Praticamente non c’è dialogo».
Con quali finalità si svolge la quotidiana attività operativa negli insediamenti “bellici” statunitensi in terra Siciliana? Cosa sta accadendo nell’area del Mediterraneo in questi giorni in cui la tensione USA/Russia si è accresciuta in maniera esponenziale? Quali rischi di “coinvolgimento” corre la Sicilia e quali “possibili” pericoli incombono sui Siciliani? Come detto altre volte, chi governa (politicamente?) la Sicilia non ha mai posto sul tappeto tematiche che riguardano una “sicurezza preventiva in caso (ipotetico) bellico”. La preoccupazione primaria (?) concerne il terrorismo jihadista e il contrasto agli scafisti per il traffico di esseri umani da una sponda all’altra del Mediterraneo. Per il resto si lascia decidere e fare agli yankee? All’interrogativo noi non sappiamo rispondere…Il problema, però, resta, volenti o nolenti.
E all’ultima ora si apprende che l’Italia invierà nei prossimi mesi un contingente di militari in Lettonia, ai confini con la Russia, nell’ambito di una missione Nato: giustamente, tanto per incrementare gli scazzi di Putin nei confronti degli “alleati” USA, tanto da far dichiarare a Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, che «La politica della Nato è distruttiva. L’Alleanza è impegnata nella costruzione di nuove linee di divisione in Europa invece che di profonde e solide relazioni di buon vicinato”.